Prologo:
Sentii i denti affondare nella carne e gridai di dolore,poi arrivò il bruciore.
Mi sembrava di andare a fuoco,mi dibattei e quando aprii gli occhi lo vidi.
Era sopra di me con un’espressione trionfante,crudele e senza scrupoli,più bello che mai,con i capelli scompigliati e le labbra sporche di sangue.
Del mio sangue.
I Capitolo:Driin Driin Driin.Sentii il suono della sveglia.
Driin Driin Driin.Con un gesto brusco la spensi e guardai l’orologio.
Era domenica dannazione perché doveva stressarmi anche oggi?
E per di più d’estate?
Feci un riepilogo mentale degli impegni,non lavoravo quella domenica,non avevo neanche appuntamenti,sbuffai e mi alzai di malavoglia.
Andai in cucina a mi preparai una tazza di caffè,ne avrei avuto bisogno.
Arrivò Tara scodinzolando,l’accarezzai dolcemente..
-Hey piccola hai fame?- Chiesi versandogli un po’ di cibo nella ciotola.
Tara era un Husky,il mio cane,l’avevo trovata abbandonata circa un anno fa.
Il suo pelo bianco era tutto sporco e il muso era coperto di sangue. Si era incastrata con la catena e si era ferita. L’avevo portata subito dal veterinario e dal quel giorno aveva vissuto con me.
Mia madre,Marta, non aveva fatto storie,amava gli animali e Tara era un cane fantastico,obbediente e simpatica,oltre a essere bellissima.
Presi il caffè caldo e andai verso il frigo per prendere il latte,così notai il biglietto di mia madre.
Hey tesoro,sono a lavoro,ti ho messo la sveglia perché oggi devi vedere tuo padre,mi ero dimenticata di dirtelo,scusami .Ti ho fatto una torta al cioccolato in compenso.Sorrisi,mia padre aveva divorziato con mia madre quando ero una ragazzina,il motivo?
Bè il solito,è andato a letto con la segretaria. Avevo 15 anni e quando hai quell’età è difficile perdonare. Si è risposato,con la segretaria mentre mia madre rimetteva a posto i pezzi del suo cuore.
Non l’ho mai perdonato e da allora i nostri rapporti non sono stati buoni,per colpa mia ovviamente.
Sono passati 3 anni eppure non riesco a perdonarlo.
Aprii il frigo e presi il latte e la torta. Risi quando vidi scritto sopra con la panna “Lo vedi alle 9:00”.
Mia madre non aveva cercato di allontanarmi da lui,anzi,non voleva che litigassimo,era un angelo,e per questo ce l’avevo ancora di più con mio padre. Come aveva potuto lasciare un angelo?
Mi tagliai una fetta,era buonissima, e come poteva non esserlo?
Dopotutto Marta lavorava in un ristorante, ed era la cuoca. Grazie a lei il ristorante è diventato famoso in città, ad Aosta.
Finii di fare colazione e mi preparai. Alle 9 puntuale arrivò mio padre.
Feci un grosso respiro e aprii la porta.
Ordinai un succo di frutta all’arancia rossa,il mio preferito.
Mio padre,Marco, invece prese un caffè.
-Allora,Come va il lavoro?- Chiese interessato.
Lavoravo 3 volte alla settimana in una scuola di danza,facevo l’insegnante di hip hop ai ragazzi dai 15 anni in su ed ero seconda insegnante di danza moderna. Ballare mi aiutava a sfogarmi,quando ero arrabbiata, tesa o triste, ballavo. Facevo anche la barista di sera in un locale vicino ad Aosta,era solo per procurarmi un po’ di soldi, volevo prendere un appartamento vicino a casa di mia madre ma i soldi per ora non mi bastavano ecco perché i due lavori.
-Bene,come al solito- Risposi..
Lui annuii e si spense,lo faceva tutte le settimane,cercava un argomento per fare due chiacchiere ma io tagliavo subito la conversazione e così lui si zittiva.
Lo osservai bene e notai che era molto diverso dal padre affettuoso che avevo avuto da bambina.
I capelli chiari erano più corti e attraversati da fili grigi, iniziavano a vedersi delle rughe vicino agli occhi e aveva perso il suo caratteristico sorriso che contagiava tutti,persino me.
Tutto sommato era ancora un bell’uomo di 45 anni,era in forma e non era stupido e molti lo consideravano attraente, ogni tanto lo immaginavo quando aveva 20 anni e non biasimavo mia madre per essersene innamorata.
In quel momento mi fece pena.
Decisi che un po’ di conversazione non mi avrebbe fatto poi così male.
-Il lavoro al bar è più pesante dell’insegnante,a scuola tutti i ragazzi ti rispettano e seguono le regole,mentre invece i clienti molte volte sono degli idioti,per non parlare dei colleghi- Dissi tutto d’un fiato.
Marco alzò il viso sorpreso ma felice,sorrise.
-Già,ne so qualcosa..- Disse.
Mio padre lavorava in azienda che affittava villette al mare,molti per le vacanze estive ne avevano abbastanza della montagna e andavano al mare,tutti nella zona conoscevano quell’azienda.
Risi..- Ma come fai? Io devo solo servigli da bere ma tu non so come fai a non mandare al diavolo certa gente..-
Fece un sorriso a trentadue denti..
-Bè, mi fanno pena..-
-Aaaaa..Ecco la tua tattica,“Commiserare l’imbecille!”
Gli sorrisi e lui mi prese la mano e me la strinse. Di colpo mi irrigidii.
Diedi una controllata veloce all’orologio appeso al muro del locale e vidi che erano le 11.
-Papà,io devo andare- Dissi alzandomi,lui alzò il viso un po’ sorpreso.
-Di già?- Chiese..
-Si,scusa è che la mamma si è dimenticata di dirmi che dovevamo vederci e per oggi ho preso altri impegni. – Lui si alzò e andò a pagare il conto,io lo aspettai fuori dal bar.
-Scusa, chiamami...!-Dissi dandogli un bacio sulla guancia e allontanandomi.
Appena salii in macchina partii e tornai a casa..
Ehm..Commenti^^